Altro che l’essere afro-americano, l’essere giovane, l’essere idealista, l’essere un bravo oratore, l’essere l’esponente di una nuova generazione, o di un sogno…
…la cosa veramente impressionante di Barack Obama è quella che emerge da questo servizio fotografico: come fa una persona over 40 a mangiare ‘ste schifezze e a rimanere così magro?
A volte penso che l’eccessiva esposizione a varie forme di umorismo e blog cazzaroni (compreso il mio) abbia come effetto collaterale una diversa e distorta percezione delle cose che leggo.
Ad esempio, questo titolo della Stampa per alcuni secondi mi è sembrato una battuta. Poi ho capito che le due frasi del titolo si riferivano a due fatti diversi.
Facciamo così, il premio virtuale per il più bel titolo di un post della settimana appena trascorsa, va a Gimme hope Obama, usato dai ragazzi di Spinoza.it. Perché è semplice, perché suona bene, perché è il classico titolo che stava lì, in attesa di qualcuno che lo usasse, perché dice tante cose in poche parole.
Ma anche e soprattutto perché ci ricorda la leggera profondità di una canzone che 20 anni fa si trovava nella parti alte delle classifiche italiane, che abbiamo ascoltato dalle radio, canticchiato, ballato nelle feste e nei locali, ridendo e battendo le mani, attirati dall sua semplice bellezza e da un motivetto accattivante, per scoprire, di solito in differita, che si trattava di una canzone di speranza per un popolo oppresso, per un’ingiustizia intollerabile, per una cosa che ora sembra lontanissima e impossibile, ma che fino all’altro giorno stava là, e sembrava che non ci si potesse fare nulla. Nemmeno cantarci una canzone sopra.
Le cose cambiano. Speriamo che ci mettano sempre di meno a farlo.
(qua il testo con la traduzione, qua sotto il video)
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